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SOTTO GLI ULIVI
(ZIRE DARAKHTAN ZEYTON)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 11 maggio 1994
 
di Abbas Kiarostami, con Hossein Rezaï, Tahereh Ledanin, Mohamad Ali Keshavarz (Iran, 1994)
SOTTO GLI ULIVI conclude mirabilmente la trilogia di Abbas Kiarostami: il regista iraniano riprende il filo iniziato con DOV'È LA CASA DEL MIO AMICO? e proseguito con lo splendido E LA VITA CONTINUA girato, alla ricerca degli umili attori del primo nei giorni immediatamente successivi al terremoto del 90. Anche qui Kiarostami si pone in faccia alla verità, alla realtà: ma la filma introducendo all'interno di questa la finzione. Sono due giovani, già intravisti nei due film precedenti: lui vuole sposarla, ma lei non gli risponde, non gli rivolge nemmeno la parola. Però, in quanto interpreti del film nel quale sono assunti, essi sono pure costretti - dal copione - a dialogare. Ed allora...

Una volta ancora Kiarostami sfiora - rendendoli incerti, evanescenti - i confini affascinanti e misteriosi della creazione: dove la realtà si muta in fantasia. Dove è l'invenzione, la volontà dell'artista a dettare la storia, ad impostare il futuro. La magia ad imporsi al concreto. Dissertazione squisita, nobilitata oltretutto da una splendida, immensa totale, che conclude il film: ma forse più esile di quella precedente, dove la realtà forte e drammatica del terremoto conferiva un peso maggiore al contrasto con l'invenzione dell'intreccio. Dove il progresso, rispetto alla riflessione in atto nel film precedente, era più sorprendente ed importante.

Quella di Kiarostami è evidentemente una ricerca delle verità: ma mai come qui questa ricerca passa attraverso il tramite di una riflessione sul linguaggio cinematografico: la verità, oppure la macchinazione dello sguardo cinematografico? In SOTTO GLI ULIVI il regista introduce niente di meno che la presenza, il punto di vista di tre registi, come sovrapposti: il primo è il suo, ma il secondo è quello dell' attore che in E LA VITA CONTINUA interpretava la parte il ruolo del regista. Mentre il terzo è un altro attore, che pure nel film precedente incarnava il vero regista.

Sembra strano, per non dire macchinoso: ma l'arte di Kiarostami consiste nel fondere tutto ciò alla realtà del proprio paese, in un'inchiesta che, di film in film, riprende gli stessi personaggi in un processo lucido e poetico d'introspezione.


   Il film in Internet (Google)

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